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Storia
I Guanci (grafia spagnola Guanche) sono, a quanto se ne sa, i primi abitanti delle isole Canarie.
Queste popolazioni, la cui origine è incerta, erano ancora all'età della pietra quando, nel Medio Evo, vi giunsero gli Europei.
La loro cultura è scomparsa, ma ha lasciato non poche vestigia.

Il termine spagnolo Guanchos sarebbe, secondo Núñez de la Peña, una deformazione, da parte degli Spagnoli, di Guanchinet,
un termine indigeno significante "uomo di" (Guan) Tenerife (Chinet).
Dunque i Guanci sarebbero propriamente solo gli aborigeni dell'isola di Tenerife, che sembrano avere mantenuto la loro purezza etnica
fino alla conquista da parte degli Spagnoli. Il termine si sarebbe in seguito esteso all'insieme delle popolazioni indigene di tutto l'arcipelago.

I Guanci, che sono scomparsi in quanto popolo, appaiono, dall'esame delle loro ossa, molto simili all'uomo di Cro-Magnon, ed è assai
probabile che costituissero un ramo dei Berberi che, agli inizi della storia, popolavano il nord del continente africano dall'Egitto fino
all'Oceano Atlantico.

Plinio il Vecchio riferisce che, secondo Giuba, re di Mauritania, i Cartaginesi avrebbero visitato l'arcipelago sotto la direzione di Annone e
lo avrebbero trovato privo di abitanti, ma vi avrebbero anche scorto i resti di edifici imponenti. Se ne potrebbe dedurre che i Guanci non
siano stati i suoi primi abitanti; l'assenza di qualsivoglia traccia di una penetrazione dell'Islam tra le popolazioni che risiedevano al
momento dell'arrivo degli Europei lascia credere che si tratterebbe allora della più antica migrazione di Berberi verso ovest, avvenuta tra
l'epoca di Plinio il Vecchio e la conquista del Nordafrica da parte degli Arabi. Un gran numero di Guanci persero la vita combattendo
contro la conquista spagnola, molti furono venduti come schiavi, molti abbracciarono la religione cattolica e si fusero con matrimoni ai
conquistatori.

Nonostante le conoscenze risalenti all'antichità classica, per la maggior parte del Medio Evo l'arcipelago delle Canarie rimase tagliato fuori
dalle rotte marittime, e in Europa se ne conservò a malapena un ricordo quasi mitico.
Fu solo verso la fine del XIII secolo che ricominciarono i viaggi sulla costa nord-ovest dell'Africa, che condussero alla "riscoperta" delle
isole. Si sa per certo che dal 1291 cominciarono a raggiungere l'arcipelago diverse spedizioni genovesi e, più tardi anche aragonesi,
baleari e portoghesi.
Dal momento che le popolazioni indigene non producevano nulla che permettesse un commercio lucrativo, le spedizioni puntavano
soprattutto a catturare dei Guanci, destinati ad essere venduti come schiavi, e probabilmente, anche ad acquisire dell'estratto di
Dracaena draco, conosciuto come sangue di drago, un pregiato colorante rosso.
A partire dalla fine del XIV secolo furono i Portoghesi che si sforzarono di più per ottenere la sovranità sulle isole, scontrandosi con le
medesime intenzioni da parte della Castiglia. La prima grande spedizione di conquista fu organizzata da un gruppo di avventurieri
normanni, comandati da Jean de Béthencourt.

Una volta conosciuta l'esistenza delle isole Canarie e il fatto che le sue popolazioni non erano cristiane, crebbe in Europa lo zelo di chi
mirava a conquistarle e a cristianizzarle. Tra gli avventurieri che tentarono la conquista delle Canarie vi fu il nobile normanno Jean de
Béthencourt.
La spedizione da lui organizzata era costituita da una varietà di avventurieri, alcuni provenienti dall'aristocrazia, come Gadifer de la Salle,
che esercitò le funzioni di comandante in seconda, e Pierre Bontier, un francescano di Saint Jouin de Marnes, che poi officiò a Lanzarote
nella chiesa di Saint Martial de Rubicon che sarebbe stata costruita dalla spedizione, e Jean le Verrier, un sacerdote che si sarebbe poi
installato a Fuerteventura come vicario della cappella di Nostra Signora di Béthencourt, costruita anch'essa nel corso della spedizione.
Questi ecclesiastici furono anche gli storici della spedizione, e registrarono gli avvenimenti in testi che sopravvivono ancor oggi e che, con
modifiche e aggiunte, costituiscono la cronaca medievale Le Canarien (pubblicata in varie lingue).

La spedizione partì il 1 maggio 1402 dal porto di La Rochelle, con scali a La Coruña e Cadice. La spedizione arrivò alle isole dirigendosi
all'isola Graciosa.
Da qui si portò a Lanzarote dove sbarcò pacificamente il 30 giugno 1402, iniziando la costruzione di un forte cui diede il nome di Rubicon.
Lasciando a una parte della spedizione l'incarico di difendere il nuovo forte, Bethencourt partì con Gadifer de la Salle diretto a
Fuerteventura, ma fu obbligato a ritornare per vari motivi tra cui una mareggiata e la mancanza di viveri. Per la verità, a questi motivi si
aggiungeva anche un'insubordinazione, una costante per tutta la permanenza nelle Canarie, che raggiunsero
il culmine il 25 novembre 1402, quando un parte della spedizione si ribellò prendendo come ostaggio Guardarifa, il re guance di
Lanzarote, che era alleato di Bethencourt.
Alla spedizione si unirono navi provenienti dalla Castiglia, dopo che Béthencourt fu tornato a Cadice per sollecitare un appoggio reale e
dopo che gli venne concessa, il 10 gennaio 1403, la sovranità sulle isole (per cui era passato a chiamarsi Re delle Canarie). Béthencourt
visiterà tutte le isole, ma senza riuscire a sottomettere la loro popolazione (gli ultimi Guanci si arrenderanno solo nel 1496).

Al momento dell'inizio della conquista castigliana, si calcola che vi fossero tra 30.000 e 35.000 guanci a Tenerife e tra 30.000 e 40.000 a
Gran Canaria, una popolazione piuttosto ragguardevole tenuto conto delle caratteristiche del territorio.
Risolte le questioni di concorrenza con il Portogallo, le Canarie finirono senza problemi nell'orbita della Castiglia, che assumeva su di sé il
compito di cristianizzare le isole. A partire dai due punti già acquisiti da Jean de Bétencourt, la conquista delle Canarie proseguì
rapidamente, senza che ciò significasse la sottomissione delle popolazioni guance, in particolare nelle isole maggiori.
Privi di imbarcazioni e di capacità bellica adeguata, dal momento che usavano pietre e bastoni contro forze che disponevano della migliore
tecnologia europea, i Guanci furono costretti a ritirarsi sempre più verso le zone alte e accidentate delle isole, lasciando il litorale aperto
alla colonizzazione castigliana.
Le popolazioni che si sottomettevano venivano battezzate e assimilate a forza.
Un altro grave problema che afflisse i Guanci fu la loro mancanza di difese immunitarie contro le malattie che venivano portate
daicolonizzatori.
Le epidemie si susseguivano a ripetizione, provocando perdite irreparabili tra le file della popolazione, dal momento che il lungo
isolamento nelle isole aveva lasciato i Guanci con un sistema immunitario impreparato nei confronti delle più comuni malattie europee.
La resistenza guance finì per concentrarsi a Tenerife e Gran Canaria, dove la popolazione era più numerosa, e si concluse solo con lo
sterminio delle ultime forze rifugiate nelle montagne. In questo contesto assunse particolare rilievo la resistenza a Gran Canaria, dove la
lotta condotta sotto il comando di Doramas, un capo guance di origine plebea, costituì l'ultimo grande focolaio di ribellione.
A partire dalla sconfitta di Doramas e dello sterminio dei resistenti a Orotava, la sottomissione fu inevitabile, e alcuni degli ultimi resistenti
commisero un suicidio rituale, gettandosi dai dirupi.
A partire da questo momento, i guanci vennero rapidamente assimilati, visto che, dopo la guerra e le malattie, la popolazione restante non
poteva impedire una rapida commistione. Già a metà del XVI secolo la memoria dei Guanci cominciava a sparire.
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